Con riferimento all'articolo pubblicato ieri riguardo le carenze organiche dell'ufficio del giudice di pace, i due dipendenti comunali tornati alle proprie precedenti funzioni ribadiscono che nei loro riguardi non è stata comminata alcuna sanzione disciplinare, né il ritorno nell'amministrazione comunale può essere visto come una punizione. Ma anzi si tratta di una richiesta proprio dei due impiegati, contestuale alla revoca del consenso a essere distaccati ad altra amministrazione, come nella fattispecie quella del Ministero della Giustizia, che normalmente sovrintende agli uffici del giudice di pace. Ferma restando l'asserita validità delle motivazioni che li hanno spinti a intentare una causa (poi persa) per il riconoscimento di spettanze economiche parificate ai colleghi ministeriali, vale aggiungere che tale causa è stata promossa anche dagli altri due dipendenti in servizio nella cancelleria del giudice di pace. I due lavoratori in questione, che hanno operato nella sede dell'ex macello per quasi tre anni, hanno svolto il loro compito andando sempre ben oltre i doveri individuali, riscuotendo l'apprezzamento dei fruitori del servizio, ovvero gli studi legali e i cittadini: lo provano anche le relazioni positive in materia, inviate ciclicamente dal Tribunale di Venezia al Ministero.
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