Trenta giorni, venti “casoni” bruciati a Sottomarina da incendi dolosi. Le immagini che sorvolano via Bembo, via Barbarigo e via Morosini parlano chiaro: l'ultimo atto -che definitivo sappiamo non essere, purtroppo- è accaduto ieri sera, quando un robusto capanno in muratura perfettamente funzionale è stato incendiato, col fumo che ha smesso di uscire solo nella mattinata di oggi dal tetto che non c'è più. Forse non sono solo i minori a compiere gesti del genere, ormai seriali: lo suggerisce la complessità delle operazioni, oltre alla presenza di materiale chimico infiammabile. Mentre costruivamo il servizio, ci avvicina un ortolano della zona, affranto: «L'agricoltura era l'orgoglio del paese, ora sta fallendo. I giovani scappano, e chi lavora ci rimette del proprio». Chiara l'accusa alla burocrazia: «In provincia di Rovigo e di Ferrara i tempi sono brevi tra la presentazione di una domanda e la soddisfazione di una richiesta, ad esempio contributi per l'acquisto di magazzini o trattori». Insomma, chi lavora la terra -specie a conduzione familiare su piccoli appezzamenti- è lasciato a se stesso. E si trova a dover fronteggiare anche i piromani.
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