Non si è ancora spenta l'eco dell'esecrabile aggressione della quale ieri, nel primissimo pomeriggio, è stato vittima un bagnino allo stabilimento Oasi, vicino alle foci del Brenta, da parte di un venditore senegalese che peraltro pare essere in possesso di regolare licenza e partita Iva. Il bagnino -che ha riportato lesioni al setto nasale- è determinato a tornare al lavoro fra pochi giorni, anche prima del periodo di prognosi accordato, che lo terrebbe a riposo per altri venti giorni; e intanto racconta l'accaduto a Chioggia Azzurra. «Lo conoscevo già, gli avevo anche offerto da bere», dice il giovane chioggiotto. «Solo, l'ho invitato ad allontanarsi senza maniere brusche, ero là per fare il mio lavoro. Al che mi ha mandato al diavolo e mi ha spinto, allora ne è scaturita una colluttazione. L'ho atterrato senza fargli male, anche trattenendomi, quando si è rialzato e mentre ero girato mi ha dato due testate, una delle quali mi ha colpito al naso, da cui è uscito tanto sangue. Per due minuti ho anche perso i sensi, e durante questi momenti il senegalese mi ha dato altri pugni, prima di involarsi probabilmente in auto». Poi l'uomo è stato raggiunto e identificato dalle forze dell'ordine. Il bagnino chiede naturalmente giustizia, e ciò che gli duole, peraltro, è l'aver smarrito nella circostanza una catenina dal grande valore affettivo, contenente un cuoricino con l'iniziale della sua compagna, la lettera E: l'appello è ovviamente rivolto a chi dovesse reperirla nella sabbia dei bagni Oasi o altrove, di comunicarlo alle forze dell'ordine o direttamente al bagnino, anche tramite Chioggia Azzurra. Resta comunque una brutta storia, forse ingigantita dal grande caldo che può aver contribuito ad alterare l'aggressore: «C'erano anche dei bambini che piangevano», racconta il bagnino, col pensiero all'immagine che resterà nei loro occhi per il futuro.
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