martedì 5 febbraio 2019

LA PROCURA DELLA REPUBBLICA ORDINA IL SEQUESTRO PENALE DELL'IMMOBILE SORTO AL POSTO DELLA CORDERIA DEI CANEVINI: ERA VINCOLATO

La Polizia Locale di Chioggia, all’esito di autonome indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Venezia con decreto emesso dal GIP del Tribunale, stamattina ha sottoposto a sequestro penale l'edificio al grezzo di due piani in corso di costruzione a Borgo San Giovanni, dove sorgeva la storica corderia dei "canevini" che era stata demolita la scorsa estate. Tale attività artigianale si era svolta per molti decenni del secolo scorso, nell’immobile e nello scoperto adiacente, e nel tempo era divenuta -secondo il comune sentire popolare- tipica attività della città: l’edificio per questo motivo era stato riconosciuto come bene storico culturale da sottoporre a particolare tutela, inserendolo nel Piano di Area della Laguna quale “documento della civiltà industriale”.
Lo stabile era stato messo all'asta dal Comune di Chioggia nel 2011, e acquistato dall'allora 35enne Andrea Canato per 150mila euro allo scopo di ristrutturarlo e ampliarlo, previo permesso di costruzione. Secondo la nota della polizia locale, "la fabbrica dei cordari, luogo di memoria dell’artigianato e della pesca, invece di essere ristrutturata per conservare intatte le sue impagabili caratteristiche storiche e culturali, è stata completamente rasa al suolo, pur non esistendo alcun rischio di crollo, ed al suo posto è stato costruito un immobile nuovo, di stile moderno, con sagoma, volume e superficie completamente diversa dall’esistente". Nella circostanza, tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati per violazioni penali alle leggi edilizia e paesaggistico-ambientale: tra essi, accanto al titolare Andrea figura sicuramente il progettista Giovanni Canato. Già lo scorso novembre il Comune aveva sospeso i lavori in corso per via della "totale assenza del permesso di costruire" a seguito di rilievi tecnici: l'opera mancava infatti dell'autorizzazione paesaggistica. Fino ad allora l'impresa Edilit di Campagna Lupia aveva proceduto a issare tutto il piano terra al grezzo, i solai e alcuni pilastri del primo piano: ciò che viene considerato uno scempio ingiustificabile e irresponsabile ai danni di beni che appartengono alla memoria collettiva.

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