giovedì 11 aprile 2019

MARCO COLELLI, DOMANI L'UDIENZA D'APPELLO. APPRENSIONE TRA I CONDOMINI ATER DI CA' BIANCA PER UNA POSSIBILE CARCERAZIONE A CASA

C’è apprensione nelle case ATER di Ca’ Bianca per l’udienza di appello, domani al Tribunale di Venezia, nei confronti di Marco Colelli, il 48enne energumeno condannato in primo grado a due anni e nove mesi per violenza e minacce nei confronti dei condòmini, che più volte Chioggia Azzurra ha raccontato. I residenti infatti temono che a Colelli venga data la possibilità di tornare a scontare la pena a casa, dove vive l’anziana madre: l’uomo infatti ha già minacciato dal carcere di fare del male agli altri inquilini, all’amministratore, agli stessi dipendenti di ATER, all’assessore e agli uffici comunali se la donna venisse sfrattata e alloggiata da altre parti. La madre stessa, peraltro, aveva riportato lesioni al femore per mano del figlio, ma non ha mai denunciato la cosa, derubricandola a una caduta dalle scale. Secondo i residenti, ATER e Comune “giocano” allo scaricabarile quanto alla responsabilità del trasferimento della donna, per conto della quale pare l’amministratore stia provvedendo al pagamento di ogni spesa; all’uscio si era presentato anche l’ufficiale giudiziario, si era presentata anche l’opportunità di un trasloco a Ca’ Lino ma né ATER né l’ufficio Casa del Comune stanno provvedendo.
Tuttavia Colelli non sente ragione, e come un tempo girava con una tanica di benzina nell’auto e martelli per colpire il condominio, anche oggi il rischio di minacce e violenze è attendibile: gli altri residenti hanno registrato per circa 60 volte le urla e le promesse di vendetta del malvivente, da novembre 2017 a febbraio 2018 quando è stato arrestato dai carabinieri. In corso c’è anche il processo per le molestie a un netturbino di Veritas, al quale sono stati convocati come testimoni proprio gli abitanti del palazzo: Colelli è stato sedato non appena li ha intravisti in aula, cercando di aggredirli nonostante le guardie e le catene. Nell’immobile vivono famiglie che hanno in casa anche persone con disabilità e che chiedono di essere tutelate: «Non si può lavarsene le mani – dicono i condòmini – perché una giustizia è arrivata solo dopo 18 anni di botte, minacce, inferno, terrore e paura anche a scendere le scale. Salvo costui, nel condominio non si vive neanche male».

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