Dall'esterno aveva l'aspetto di un centro estetico per massaggi, ma all'interno celava un bordello. All'inizio di via Padre Emilio Venturini, a Ridotto Madonna, ieri mattina i carabinieri della Stazione di Chioggia -supportati dal Nucleo Anti Sofisticazioni di Treviso e dal gruppo di Tutela del Lavoro di Venezia- hanno sequestrato un immobile e sospeso immediatamente l'attività illecita, della quale è titolare un individuo di origine pakistana.
Le indagini erano partite da una segnalazione privata ricevuta da Chioggia Azzurra, da parte di un lavoratore che -necessitante di un massaggio dopo un infortunio- si era recato nel centro in questione, uscendone subito dal momento che non gli era stato offerto lo specifico rimedio richiesto, bensì prestazioni sessuali inequivocabili.
Un successivo sopralluogo di Chioggia Azzurra ha confermato la versione dell'utente: all'interno del plesso figurava una donna cinese in età matura e una giovane, spaesata per il probabile recente arrivo in Italia, che non sapeva parlare la lingua nazionale ma a gesti ha fatto capire -e confermato- di essere disposta ad intrattenere rapporti carnali a pagamento.
All'esterno della struttura, fino a ieri mattina, campeggiava un numero di telefono che -una volta facilmente riscontrato via Google- rimandava all'attività di escort di un'avvenente donna di fattezze orientali, di certo non la stessa che si offriva nel bordello di Brondolo. All'interno del quale figuravano camere da letto per le prestazioni fugaci, arredamento e illuminazione a tema.
Entrambe le brevi esperienze vissute dal lettore e dalla redazione nel locale sono state testimoniate alla Compagnia dei Carabinieri, nel comando in lungomare Adriatico: ieri il blitz dei militari, che hanno comminato sanzioni per 6371 euro, oltre a notificare svariati capi d'imputazione. Il titolare del centro dovrà rispondere di prestazioni estetiche eseguite senza il possesso di una valida qualifica, della mancanza di autorizzazione a svolgere l'attività di centro massaggi, di orari e tariffe non esposte, di carenze igienico-sanitarie.
Inoltre viene contestata la modifica della destinazione d'uso dei locali, dal momento che sono state create appunto le camere da letto in luogo dei previsti box estetici. Il pakistano impiegava personale non in regola con le norme sociali del lavoro, e una persona senza documenti di soggiorno: circostanza che vale al datore di lavoro la denuncia all'autorità giudiziaria, e alla donna l'espulsione dal territorio nazionale. Infine, i carabinieri hanno verificato anche il mancato rispetto delle misure anti Covid.
Termina così, come prima o poi era logico attendersi, l'attività illegale che -in spregio alla chiusura delle case chiuse, avvenuta nel 1958 ad opera della senatrice chioggiotta Lina Merlin- sfruttava giovani donne orientali, alternandole spesso per non destare sospetti. Anche se più di qualcuno aveva intuito che il via vai nella zona, a tutte le ore del giorno, non potesse essere collegato a un mero centro massaggi.
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