lunedì 8 ottobre 2018

TRUFFA OK AUTO, SPARITI 600MILA EURO. ANTONIO FERRARI È DENTRO FINO AL COLLO. LE VITTIME: "FIGLI DI P..., DEVONO PAGARE"

Ammontano ad almeno 510mila euro, con altri 90mila ancora da confermare, i proventi della truffa che la rivendita OK Auto con sede a Ridotto Madonna era riuscita a incamerare nel corso dell’estate. Il doppio, quindi, rispetto alle cifre uscite nei giorni scorsi attraverso gli organi di stampa: a comunicarlo sono gli stessi truffati, che in numero di 36 -almeno tra quelli conosciuti- si sono uniti in un gruppo su Whatsapp per tenersi in contatto e concertare le opportune azioni legali. Appare sempre più scontato che a reggere le fila dell’impresa criminosa anche a settembre (e non solo fino ad agosto, come risulta dalla visura camerale) sia stato Antonio Ferrari, cavarzerano da tempo inserito nel circuito commerciale chioggiotto: lo conferma una delle persone truffate, una cuoca di Brescia, che ricorda come il 10 settembre scorso si sia recata a Sottomarina assieme al marito per acquistare una Toyota CHR usata, vista nel portale AutoScout24 con riferimento proprio alla concessionaria OK Auto.
Racconta la signora al microfono di Chioggia Azzurra: «L’auto era in vendita a una cifra leggermente inferiore rispetto a quella delle riviste, per cui la truffa non appariva così smaccata. Due giovani che lavoravano alla rivendita, Filippo e Michael, mi avevano detto che il veicolo era d’importazione austriaca. Una volta in città mi hanno presentato Antonio Ferrari come proprietario di OK Auto, e al momento di versare l’acconto di 3mila euro (con un bonifico) hanno rifiutato un assegno circolare perché dissero di aver ricevuto fregature». Un particolare che alla luce dei fatti suona un po’ sinistro un po’ beffardo. Continua la signora bresciana: «Ci eravamo accordati per il saldo il 17 settembre, ma al telefono Filippo continuava ad avanzare problemi di reimmatricolazione o con la Motorizzazione Civile. Avevamo quindi deciso di tornare in laguna, quando ci hanno chiamati da OK Auto per dirci che ci avrebbero portato loro l’auto a Brescia. Peccato che la notte seguente, tra il 26 e il 27 settembre, siano spariti tutti coi soldi».
La presenza di Ferrari nella concessionaria fino all’ultimo non è dunque in discussione, anche se per comunicare si serviva del telefono di Filippo: probabilmente un altro dei prestanome, come quell’Infantino cui era stata poi intestata la società, oppure Francesco d’Agostino verbalizzato per appropriazione indebita. Ma tutto ruota attorno a Ferrari, già in passato protagonista negativo di protesti cambiari: anche a riguardo degli 800 euro di capitale sociale, viene da chiedersi se gli altri soldi li abbia messi tutti lui. L’uomo, si sa, non risponde al telefono e ha occultato anche il proprio profilo facebook, pur bazzicando ancora a Chioggia e conservando una propria imbarcazione in una darsena locale. Dal canto loro, i truffati si stanno organizzando per la causa comune, con la certezza che ulteriori particolari usciranno e che magari anche altri ad aver subito la stessa sorte si faranno avanti. La cuoca bresciana non ha dubbi: «I soldi li abbiamo persi, ma questi figli di puttana la devono pagare».

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