mercoledì 6 maggio 2020

VAPORETTI E BUS DI ACTV, LA UIL CHIEDE IL RIENTRO DELL'ORARIO ABITUALE, RIATTIVANDO LE CORSE SOPPRESSE. UN MARINAIO: «DELUSO DALL'AZIENDA»

Come era logico prevedere, con il rientro in attività di una massa maggiore di lavoratori -da lunedì scorso, 4 maggio- si sono acuiti i disagi relativi al trasporto pubblico urbano ed extraurbano, stanti le misure di restrizione imposte per il contrasto al Covid-19.
Anche ieri tra Venezia, Mestre e le isole della laguna si sono verificate più situazioni al limite, con passeggeri lasciati alle fermate o agli imbarcaderi, nonostante ACTV abbia messo in campo 80 corse bis in laguna e in terraferma. Tra le linee più calde, la 11 che collega Chioggia a Pellestrina e al Lido, specie nella parte automobilistica.
Il sindacato UIL di Chioggia ritiene «sempre più ingestibile la situazione», dal momento che fino a ieri nessun controllo era stato attivato agli imbarcaderi (stamane è stata segnalata la presenza dei carabinieri al pontile di Pellestrina): «Invece che dire che "tutto va bene" - rileva la sigla sindacale - ACTV dovrebbe ripristinare l'orario precedente, con il rientro delle corse soppresse. Così almeno i pendolari viaggerebbero in condizioni migliori rispetto a questi giorni».
La stessa accorata supplica è riportata nella lettera inviata a Chioggia Azzurra da un dipendente della navigazione. Nella missiva, il lavoratore reputa «necessario un importante aumento del servizio che possa ovviare ai problemi evidenziati già nel corso di lunedì»: è «irritante e oltraggioso - si legge nel testo - sia per i dipendenti di ACTV, sia per chi ha pagato l’abbonamento, non veder incrementato il servizio pubblico». L'uomo fa riferimento anche ai dialoghi in corso tra il Comune di Venezia, la Città Metropolitana e imprese private di taxi per supportare il trasporto.
Comprensibile quindi l'insorgere di attriti fra il personale e l'utenza: «È probabilmente frutto di un’errata gestione - prosegue il marinaio - occorre colmare le distanze che vi sono sempre state da entrambi i lati, ma soprattutto che ACTV possa giustificare e risolvere al meglio queste difficoltà sconfortanti per chi ha dato tutto al proprio lavoro».
La riflessione di chi è attivo sul campo tutti i giorni è impietosa: «Sono deluso dell'operato dell'azienda nei confronti dei propri 2484 dipendenti - conclude il messaggio - da quando aveva vietato inizialmente i dispositivi di protezione per non creare allarmi, per poi dispensare scarsi rifornimenti quando questi sono diventati obbligatori, fino ai tagli al servizio con turni molto pesanti.
Siamo privi di luoghi dove consumare velocemente il pranzo o la cena mentre siamo in turno, né esiste una mensa aziendale, per la pigrizia di chi avrebbe dovuto cercare di aiutare i dipendenti comunque presenti al lavoro. Per non parlare dell'assenza di controlli della temperatura corporea né dei test sierologici».

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