Il processo per la truffa di OK Auto conosce le sue prime richieste di condanna. La concessionaria automobilistica "fantasma", con sede a Ridotto Madonna, nel settembre 2018 era materialmente sparita nel nulla con 900mila euro, ovvero gli acconti versati dai circa 45 acquirenti di vetture, i quali mai erano riusciti a mettere le mani sulle auto visionate online oppure provate in loco.
Ieri la pubblico ministero Patrizia Ciccarese, in forza alla Procura della Repubblica di Venezia, si è pronunciata riguardo i quattro imputati che avevano ottenuto il rito abbreviato, ammettendo la propria colpevolezza e fruendo così dello sconto pari a un terzo della pena: ben 5 anni sono stati chiesti per Ilda Pignataro, l'imprenditrice jesolana ritenuta una delle menti della gigantesca truffa.
Nell'ottobre 2018 l'avvocato difensore della stessa Pignataro scrisse a Chioggia Azzurra per assicurare che la sua assistita non aveva niente a che vedere con la vicenda. Ma la Procura ha appurato che la donna era titolare della società a cui erano intestati i conti bancari. Tra le altre richieste, 4 anni e 2 mesi per l'altro jesolano Marco Zanchetta, che nel vendere usava lo pseudonimo di "Filippo Galli".
Inoltre 3 anni e 3 mesi è la richiesta per il palermitano Salvatore Angelica (ritenuto l'intestatario dei conti esteri) e 3 anni per Marco Bortoluzzi di Montebelluna. La dottoressa Ciccarese chiede anche la confisca di 60mila euro. Il processo riprenderà in autunno, quando partirà anche quello a carico di altri 13 imputati con rito ordinario: tra essi il cavarzerano Antonio Ferrari e il chioggiotto Alessandro Vicentini.
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