sabato 20 marzo 2021

INCHIESTA ANTIDROGA TSUNAMI VERSO IL PROCESSO: GLI IMPUTATI CHIEDONO IL PATTEGGIAMENTO, NUOVE CONFESSIONI FANNO TREMARE GLI SPACCIATORI

Sta per arrivare alla fase processuale l'inchiesta scaturita dalla massiccia operazione antidroga denominata Tsunami, che ha visto protagonisti i Carabinieri e la Guardia di Finanza nel febbraio 2020, quando avevano arrestato 25 persone -quasi tutte a Chioggia- per spaccio internazionale di cocaina.
Durante l'anno trascorso, molte detenzioni in carcere sono state trasformate in arresti domiciliari: solo uno degli imputati risulta essere ancora ristretto in una casa circondariale del nord Italia, dopo che aveva manifestato intemperanze durante un interrogatorio. Allo stesso modo, coloro che erano agli arresti domiciliari sono stati in seguito gravati del solo obbligo di dimora in città e di firma alla caserma dei carabinieri.
Tutti però hanno presentato, tramite i propri legali, la domanda di patteggiamento, o meglio di applicazione della pena su richiesta delle parti: la misura, qualora approvata dal pubblico ministero e recepita dal giudice, consentirebbe lo sconto di un terzo rispetto alla pena detentiva. La Procura della Repubblica, a quanto risulta, sarebbe intenzionata ad accettare purché gli imputati scontino comunque il residuo di pena in carcere; circostanza alla quale molti avvocati si oppongono.
Deciderà comunque il giudice del Tribunale di Venezia, dal quale si attende la convocazione dell'udienza nelle prossime settimane. L'inchiesta comunque non si concluderà qui: alcuni degli imputati -specie quelli che tenevano le fila dell'organizzazione, come Marco di Bella- hanno confessato ulteriori transazioni e rapporti, pertanto è logico pensare che presto potrebbe aver luogo una "Tsunami 2" e l'apertura di relativi fascicoli processuali a carico di nuove persone coinvolte. Una certa Chioggia torna a tremare.

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