Il Nucleo Anti Sofisticazioni dei Carabinieri di Trento ha posto sotto sequestro penale, la scorsa settimana, il laboratorio Clodia di Bolzano, diretto dal chioggiotto Roberto Marchetti. I sigilli sono stati piazzati dal momento che non risulta agli atti alcuna autorizzazione dell'amministrazione provinciale altoatesina che consenta l'attività di ricerca da parte del laboratorio. La vicenda è venuta alla luce in seguito al servizio televisivo del programma "Striscia la notizia", in onda su Canale 5: l'inviato della trasmissione si è recato in loco, nei laboratori di via Artigiani a Bolzano, proprio mentre i militari dell'Arma stavano intervenendo.
La questione è relativa ai test di filtrazione per la mascherina U-Mask, resa famosa dall'utilizzo di celebrità, politici e sportivi. Il laboratorio Clodia, la cui sede amministrativa si trova in via Poli a Chioggia, aveva ottenuto dall'Università di Bologna l'incarico di svolgere l'opportuna analisi, atta a certificare che il dispositivo possa essere registrato come medico-sanitario, godendo anche di agevolazioni fiscali. Secondo i responsi del laboratorio Clodia, U-Mask ha superato la prova di filtrazione con oltre il 95%, circostanza che l'avrebbe messa quasi sullo stesso piano delle maschere FFP2 e FFP3. Secondo tutte le analisi citate da Altroconsumo, invece, la mascherina dei vip (che costa 35 euro) filtrerebbe meno di una mascherina chirurgica, in commercio a 50 centesimi.
La trasmissione satirica ha mandato in onda anche il servizio registrato nella sede di Chioggia, dove -sulla scorta di alcuni documenti- l'inviato Moreno Morello ha contestato a Roberto Marchetti anche l'esercizio illegittimo della professione, in quanto non risulterebbe iscritto all'Ordine dei Biologi. Requisito, quest'ultimo, necessario per ottenere gli accreditamenti pubblici. Nelle immagini irradiate in prime time nazionale, Marchetti non risponde alle insistenti domande a bruciapelo della troupe televisiva, che ha fatto irruzione negli spazi della società, prima di essere messa alla porta.
Il laboratorio Clodia era già assurto agli onori della cronaca lo scorso 30 maggio 2020, quando Chioggia Azzurra aveva scoperto che proprio la struttura locale era tra quelle indagate dalla Guardia di Finanza per via dell'emissione di test sierologici scadenti. Le Fiamme Gialle, allora, avevano ritrovato nei paraggi le scatole che contenevano i test, muniti di certificato di conformità europea non valido: i test sarebbero stati acquistati in Cina, e mai sottoposti alla validazione comunitaria. Allora una dipendente del laboratorio -che effettua anche altre analisi cliniche e microbiologiche per conto di imprese e privati- aveva fornito una risposta assai evasiva, via citofono.
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