giovedì 27 febbraio 2020

FURTO DI CA' MOROSINI A ROSOLINA, LA "VERITÀ" DI SANDRO NORDIO ALLE TELECAMERE DI CHIOGGIA AZZURRA: «NON SONO UN LADRO, SULLA MIA DIGNITÀ»

Nella notte fra sabato e domenica scorsi, a Ca' Morosini di Rosolina, due chioggiotti erano stati arrestati in flagrante dai carabinieri mentre si erano appena impossessati di bigiotteria e di un telefono all'interno di un'abitazione privata. I due, Nicola Marangon di 28 anni e Sandro Nordio di quasi 30, sono stati tradotti nella cella di sicurezza dei carabinieri di Adria, quindi avanti il Tribunale di Rovigo per la convalida dell'arresto: il giudice ha comminato loro anche l'obbligo di dimora a Chioggia, in attesa dell'udienza del prossimo lunedì che deciderà quanto all'accusa di concorso in furto.

Dopo la pubblicazione della notizia, Sandro Nordio ha contattato Chioggia Azzurra per spiegare volontariamente la sua "verità", alternativa alla comunicazione ufficiale da parte dell'Arma: il trentenne si dice atterrito e psicologicamente distrutto. «Voglio che tutti sappiano che non ho fatto niente, e che questa cosa deve finire - dichiara alle telecamere dalla sua abitazione di Sottomarina - perché non posso nemmeno andare a lavorare. E un lavoro ce l'ho, non ho bisogno di andare a rubare né mi permetterei mai di farlo».


Nicola Marangon

Nordio parla «per la sua dignità»: oltre a un impiego, ha una casa, persone care e amicizie. Proprio una di queste lo avrebbe fatto deviare, quella notte, dalle proprie intenzioni: «Non sono un ladro - racconta Sandro Nordio al microfono di Chioggia Azzurra - ma avevamo bevuto molto, avrei dovuto fermarmi prima. Succede che usciti dal bar abbiamo camminato per le vie di quel quartiere, e a un certo punto Nicola ha aperto il cancello e la porta di una casa senza scassinare».
Il trentenne riteneva che quella fosse una casa di amici del compagno, o comunque conosciuta: «Non ci ho messo malizia, gli sono andato dietro e mi sono ritrovato in un ambiente buio e vuoto. Allora lui ha cominciato ad accendere le luci, ma io non ho toccato niente, in mano non avevo niente, i carabinieri non hanno trovato niente. Sono andato invece nel panico e ho cercato di scappare, quello sì». Una versione di difficile credulità, soprattutto che ci sia stato solo l'alcool quale movente, ma a dirimere la questione penserà come sempre l'autorità giudiziaria.

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