Dopo la pubblicazione della notizia, Sandro Nordio ha contattato Chioggia Azzurra per spiegare volontariamente la sua "verità", alternativa alla comunicazione ufficiale da parte dell'Arma: il trentenne si dice atterrito e psicologicamente distrutto. «Voglio che tutti sappiano che non ho fatto niente, e che questa cosa deve finire - dichiara alle telecamere dalla sua abitazione di Sottomarina - perché non posso nemmeno andare a lavorare. E un lavoro ce l'ho, non ho bisogno di andare a rubare né mi permetterei mai di farlo».

Nicola Marangon
Nordio parla «per la sua dignità»: oltre a un impiego, ha una casa, persone care e amicizie. Proprio una di queste lo avrebbe fatto deviare, quella notte, dalle proprie intenzioni: «Non sono un ladro - racconta Sandro Nordio al microfono di Chioggia Azzurra - ma avevamo bevuto molto, avrei dovuto fermarmi prima. Succede che usciti dal bar abbiamo camminato per le vie di quel quartiere, e a un certo punto Nicola ha aperto il cancello e la porta di una casa senza scassinare».
Il trentenne riteneva che quella fosse una casa di amici del compagno, o comunque conosciuta: «Non ci ho messo malizia, gli sono andato dietro e mi sono ritrovato in un ambiente buio e vuoto. Allora lui ha cominciato ad accendere le luci, ma io non ho toccato niente, in mano non avevo niente, i carabinieri non hanno trovato niente. Sono andato invece nel panico e ho cercato di scappare, quello sì». Una versione di difficile credulità, soprattutto che ci sia stato solo l'alcool quale movente, ma a dirimere la questione penserà come sempre l'autorità giudiziaria.
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